Misure protettive (Covid-19) e pubblico spettacolo male si sposano

Ieri sera sono ritornato in un tempio della musica sottoposto a misure di distanziamento sociale. La sensazione è stata terribile. Penso ancora oggi che misure protettive (Covid-19) e pubblico spettacolo male si sposano, tolgono l’allegria e la gioia tipica di un evento-spettacolo. Sarei stato tra quelli che avrei atteso di più a riaprire, ma riaprendo con la piena capienza e normalità. Mi rendo conto di contro che la sostenibilità degli spettacoli (per chi non ha alle spalle finanziamenti o fondazioni che ricevono soldi dallo stato (regioni) è del tutto impossibile. Sono tra i primi a conoscere il numero e il costo delle maestranze, artisti e tecnici, ma riaprire così se non cambia radicalmente qualcosa differisce la chiusura e allunga l’agonia. Non basta più mettere a disposizione spazi, questo settore ha bisogno di investimenti e finanziamenti regolari (alle realtà meritevoli che dimostrano una seria attività), bisogna tracciare una linea, distinguendo il limite dell’arte e dell’artista dal dilettante da dopolavoro e sostenere le prestazioni artistiche, poichè se è vero che “con la cultura non si campa” è anche vero che di “cultura vivono tante famiglie” e per parlare di musica non tutti gli spettacoli sono come quello gratuito in acustica di Bennato a Giurisprudenza negli anni 70.